Da Daniza alla morte di Andrea Papi: il conflitto infinito sugli orsi del Trentino diventa un film (2025)

diAlessandro Sala

In uscita nelle sale«Pericolosamente vicini», il film di Andreas Pichler che racconta uno scontro lungo 25 anni e che ha nell'orsa pioniera e nel runner le vittime, su fronti opposti, di un sistema che non riesce a funzionare

Si può dire che tutto sia iniziato con Daniza, la pioniera. Faceva parte del branco originario di orsi importati dalla Slovenia tra il 1999 e il 2003 per il progetto europeo di ripopolamento Life Ursus. È stata la madre di cuccioli che sono diventati adulti e che a loro volta si sono riprodotti contribuendo a fare crescere la popolazione ursina nel Trentino Occidentale, che conta oggi un centinaio di esemplari. Ed è stata la prima vittima del conflitto tra uomo e grandi carnivori, degenerato poi in scontro politico e culturale.

Una contrapposizione che negli ultimi tempi ha toccato livelli di tensione altissima, con la Provincia autonoma di Trento a guida leghista, sostenitrice di una linea ostile alla convivenza e favorevole agli abbattimenti; e con un mondo animalista, che si muove soprattutto dalle grandi città,che chiede che sia solo la natura a fare il proprio corso, opponendosi ad ogni forma di controllo del numero di plantigradi in circolazione.

In mezzo c'è la popolazione locale, che all'inizio aveva accolto anche con favore il piano di reintroduzione di un animale che da quelle parti c'era sempre stato, tanto da essere stato adottato come simbolo del Parco Naturale dell'Adamello Brenta, ma che con il tempo era arrivato sulla soglia dell'estinzione. E che ora sconta il peso di un progetto che ha funzionato fin troppo bene - si pensava di raggiungere una popolazione di una quarantina di individui nell'arco di 40 anni; ce ne sono il doppio in metà del tempo e tutti concentrati in un unico areale -, vivendo la paura di andare anche solo a fare una passeggiata nei boschi dietro casa. E avendo ormai nella mente e nel cuore la morte di Andrea Papi, un giovane del luogo che ha pagato con la vita l'incontro fortuito con un'orsa e i suoi cuccioli mentre faceva jogging nei sentieri non lontano dalla sua abitazione di Caldes.

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Prova a raccontare tutto questo il regista Andrea Pichler, il cui docufilm «Pericolosamente vicini» sarà nelle sale il 26, 27 e 28 agosto. La pellicola ripercorre l'intera vicenda degli orsi trentini dando voce a tutti i protagonisti. A partire dai genitori di Andrea, prima vittima di un'aggressione letale di un'orso in Italia da un centinaio di anni a questa parte. Persone composte, Carlo e Franca Papi, anche nel manifestare la sofferenza per una perdita di cui ancora non riescono a capacitarsi. Ma determinate nel denunciare le mancanze da parte delle istituzioni, soprattutto nel non avere informato adeguatamente la popolazione sui rischi reali della presenza di orsi e in così grande numero in uno spazio ormai antropizzato. Si sapeva che c'erano, non che fossero così a ridosso delle case.Pericolosamente vicini, appunto.

Nel film si parla molto anche di Daniza (la clip che proponiamo qui sotto riguarda lei), a cui venne data la caccia dopo l'aggressione ad un cercatore di funghi nei boschi sopra Pinzolo. Un caso che accese fortemente gli animi, con il fronte animalista che aveva organizzato una grande manifestazione nel cuore della val Rendena, nel corso della quale se l'erapresa non solo con i politici locali ma anche con con il fungaiolo aggredito, accusato sostanzialmente di essersela cercata e per questo pesantemente insultato; e i residenti della valle, schierati in sua difesa e infastiditi da quei paladini della natura venuti dalla città che non ha boschi ma al limite giardinetti. Furono giorni di alta tensione, con diffide e minacce. E la temperatura si fece ancora più rovente dopo la morte accidentale di Daniza, che doveva solo essere catturata (ai tempi la linea della Provincia, guidata dal dem Rossi, era più accondiscendente) ma che morì per gli effetti dell'anestetico utilizzato.

Il film di Pichler non sorvola su nulla e riporta tutte le voci e tutte le posizioni in campo. Anche quelle degli animalisti, sia quelli più radicali, per cui gli animali non si toccano qualunque cosa facciano, sia quelli più dialoganti, come Massimo Vitturi, responsabile fauna selvatica per la Lav, che spiega come la sua associazione non avrebbe dato il via libera al progetto di ripopolamento in una zona tanto urbanizzata, ma che poi è stata sempre in prima fila nelle manifestazioni contro gli interventi più drastici ipotizzati dalla Provincia. Anche nel caso dell'orsa Kj1, quella oggi nel mirino per avere aggredito il 16 luglio il turista francese Vivien Triffaux lungo un sentiero non lontano dall'abitato di Dro, la Lav si è proposta, come già aveva fatto in altri casi in passato, di sostenere le spese di trasferimento dell'orsa in un santuario all'estero dove possa concluderela propria esistenza, se sarà giudicata ufficialmente come «problematica» e quindi non adatta alla convivenza con le persone nell'area in cui è nata e cresciuta.

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Parlano anche le guardie forestali che fin dall'inizio hanno gestito gli orsi nella vita di tutti i giorni, lontano dai riflettori, monitorandoli e controllandoli, e affiancando allevatori e agricoltori nell'adozione di alcuni sistemi non cruenti di protezione dei loro capi da eventuali assalti, come le recinzioni elettrificate o i cani da guardiania. Un ruolo difficile il loro, perché indossando la divisa vengono associati alle istituzioni e sono dunque nel mirino sia di chi le contesta per non fare abbastanza per tutelare le persone, sia di chi le accusa di non fare abbastanza per tutelare gli orsi. Loro sono in realtà funzionari, chiamati a fare rispettare le norme, anche se la vita quotidiana sul territorio e tra i boschi, in aggiunta ai contatti ravvicinati con gli animali - come quello con Daniza impegnata ad allattare i suoi cuccioli incurante della vicinanza del ranger - li portano ad avere una maggiore sensibilità per la natura e una certa empatia per chi ne è figlio.

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La cronaca di allora non è dissimile da quella di oggi. Non si sa, al momento, quale sarà il destino di Kj1, per il momento salva grazie ad una sospensiva del Tar di Trentodell'ordinanza di abbattimento che il presidente Fugatti ha emesso per due volte, in attesa del verdetto definitivo dello stesso Tar atteso per il 5 settembre. Nel frattempo è stata dotata di un radiocollare, così da monitorarne gli spostamenti. Una mossa, questa, che è stata letta dagli animalisti come propedeutica all'esecuzione di una sentenza che la Provincia considera già scritta. Quello che è certo è che probabilmente non potrà continuare a vivere libera nei suoi boschi. Il Tar, già nella sospensiva, ha lasciato aperta la strada di interventi alternativi all'abbattimento, come la cattura e il confinamento. Come avvenne anche per Jj4, l'orsa che colpì Andrea Papi e che oggi vive in un santuario in Baviera.

Ma«vive» è un verbo che non si addice alla situazione. Il regista è andato a trovarla nella sua nuova casa, un'area protetta specializzata, dove molti animali dalle diverse storie e diverse provenienze portano a termine le loro esistenze, non più possibili in natura. E ha parlato con i guardiani che se ne occupano. Che raccontano della sua tristezza, dei suoi comportamenti ossessivi, del suo continuo salire sugli alberi per scrutare all'orizzonte e guardare cosa c'è oltre le recinzioni. Come se sapesse perfettamente che il suo posto è altrove. Ha scampato la morte, ma non ha ritrovato la vita.

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26 luglio 2024 ( modifica il 19 febbraio 2025 | 14:17)

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